
Si è tenuta lo scorso sabato pomeriggio l’assemblea pubblica promossa dal Comitato A.RI.A. e dal Gruppo Ecologista “Il Riccio”, con l’obiettivo di informare la cittadinanza sulla recente sentenza del TAR in merito all’ex Centro Carni di Chiusi e sui possibili scenari futuri legati all’ipotesi di costruzione di un impianto industriale da parte di Acea.
Come già reso noto, l’8 aprile 2025 il Tribunale Amministrativo Regionale ha annullato il provvedimento con cui il Comune di Chiusi, attraverso una variante al Piano Operativo, aveva vietato in maniera generalizzata la possibilità di realizzare industrie insalubri di prima classe su tutto il territorio comunale.
Nella sentenza, il TAR ha evidenziato che “l’Amministrazione comunale è tenuta ad adottare le proprie scelte pianificatorie operando un adeguato contemperamento degli interessi pubblici e privati coinvolti ed esplicitando, con apposita motivazione, le ragioni di interesse pubblico che giustificano il sacrificio della posizione di interesse qualificato dei privati”. In altri termini, il Comune avrebbe dovuto motivare in modo puntuale e approfondito le ragioni di interesse pubblico alla base della variante urbanistica, cosa che – come sottolinea il TAR – non è avvenuta, nemmeno nel corso del giudizio.
Particolarmente rilevante, inoltre, il passaggio in cui il TAR afferma che “Acea, pur avendo rinunciato all’istanza di autorizzazione presentata alla Regione Toscana il 5 novembre 2018, non ha per questo rinunciato alla possibilità di realizzare lo stesso tipo di impianto”, richiamando quanto previsto nel contratto di compravendita dell’area e nella partecipazione alla gara pubblica bandita dal Comune.
Durante l’assemblea sono intervenuti l’architetto Romano Romanini e l’avvocato Elona Kerengi, i quali hanno illustrato nel dettaglio i contenuti della sentenza e richiamato l’attenzione sui limiti temporali per l’eventuale impugnazione al Consiglio di Stato. In assenza di notifica da parte di Acea, il termine scade l’8 ottobre 2025; qualora invece la sentenza venga notificata, il termine si riduce a 60 giorni dalla notifica. Un tempo ristretto che richiede decisioni rapide e condivise, per non compromettere la possibilità di una tutela giurisdizionale.
All’incontro ha preso parte anche il Sindaco di Chiusi, Gianluca Sonnini, che ha confermato di aver avuto due incontri informali con Acea, senza tuttavia riuscire a comprendere le reali intenzioni dell’azienda. È stato apprezzato, da parte del Comitato, delle Associazioni e dei cittadini presenti, il fatto che il Sindaco abbia preso le distanze dalle scelte dell’amministrazione precedente e abbia espresso disponibilità al dialogo e alla partecipazione.
Una disponibilità che gli organizzatori considerano essenziale, convinti che la trasparenza e il coinvolgimento siano condizioni imprescindibili in una fase tanto delicata.
L’attenzione della comunità di Chiusi e dei territori limitrofi è altissima. A destare preoccupazione non è soltanto la sentenza, ma anche l’assenza – a distanza di quasi due mesi – di una posizione ufficiale da parte di Acea. Questo silenzio, da un lato, aumenta il rischio che si lasci scorrere il tempo senza confronti concreti; dall’altro rischia di svuotare di significato ogni processo partecipativo, che con tempi così ristretti potrebbe ridursi a un mero esercizio formale.
È proprio per scongiurare questo rischio che il Comitato e l’Associazione chiedono un confronto chiaro, efficace e vincolante con l’Amministrazione comunale. Già nei giorni precedenti all’assemblea, le Associazioni firmatarie avevano inviato una PEC non solo al Comune di Chiusi, ma anche ai Comuni limitrofi, alla Regione Umbria, alla Regione Toscana e all’Unione dei Comuni, per richiedere garanzie di trasparenza, informazione, partecipazione civica e coinvolgimento reale della cittadinanza nella gestione della vicenda.
Il prossimo passo sarà un incontro formale con l’Amministrazione comunale di Chiusi per definire alcuni “paletti” irrinunciabili che il Comune dovrà mantenere in qualsiasi trattativa con Acea. Il primo, e fondamentale, è quello di escludere la possibilità di realizzare nuovi impianti che trattino rifiuti – in qualunque forma – o li utilizzino per la produzione di energia.
Il messaggio della popolazione è chiaro e forte: Chiusi non vuole diventare un polo interregionale dei rifiuti. Il territorio chiede uno sviluppo sostenibile, salubre, e realmente orientato al benessere delle persone e delle generazioni future.
Un impegno che il Comitato A.RI.A. e il Gruppo Ecologista “Il Riccio” continueranno a portare avanti con determinazione, responsabilità e spirito di servizio verso tutta la comunità.